Arrivati alla XXIV edizione abbiamo scelto di rimetterci in discussione, per indagare un modo diverso di agire e di intendere il nostro ruolo e la nostra funzione. Primavera dei Teatri non è solo un evento: è un catalizzatore di cambiamento per il territorio e la comunità, una scommessa sul potere trasformativo dell’arte.
Contestualmente abbiamo rafforzato l’ anima consueta di Primavera, con l’ obiettivo puntato sulla nuova drammaturgia e un programma che investe molto sulla nuova generazione di autori e autrici alle prese con la complessità e le criticità della società contemporanea.
Il progetto di questa edizione è frutto di un lavoro curatoriale complesso e articolato – fatto di visioni, studio, confronti in giro per l’Europa – per dare un senso e una profondità diversa alla ritrovata identità multidisciplinare del festival.
23.05–02.06 2024
«Tanti sono gli elementi che concorrono a rendere una manifestazione prestigiosa e riconoscibile: il territorio in cui nasce e attecchisce, la peculiarità del progetto, una direzione rigorosa e coerente nelle scelte, la magia degli spazi utilizzati. Uno di questi elementi è senza dubbio la sua collocazione temporale nell’arco dell’anno. È per questo motivo che abbiamo voluto fortemente che Primavera dei Teatri tornasse alla sua collocazione primaverile, anche prendendoci il rischio di non attendere l’avviso pubblico regionale sugli eventi che da anni sostiene economicamente il festival per 2/3 del suo budget. Primavera dei Teatri, che apre ogni anno la lunga stagione festivaliera in Italia, deve poter assolvere alla funzione di presentare e accompagnare i debutti nazionali, di tante compagini artistiche, in questo preciso momento dell’anno e non può vanificare il lavoro di programmazione di un anno che un evento culturale come questo necessita.
Inoltre Primavera dei Teatri nasce da un dovere morale verso i cittadini di una regione carente di offerta culturale. Noi di Scena Verticale partivamo da Castrovillari verso Roma o Milano per vedere i debutti degli spettacoli teatrali più innovativi. Eravamo costretti a questo ‘sacrificio’, nel senso letterale di sacrificare giorni per un’ora o due di spettacolo. Ma a un cittadino che lavora in una bottega, in fabbrica, in un ente o un’azienda si poteva chiedere la stessa cosa? La grande sfida è stata e rimane quella di avvicinare la gente comune. Come lo eravamo noi in una Calabria distante da tutto e da tutti. È bastata una piccola scintilla ad avvicinarci al teatro, al cinema, alla letteratura. Noi volevamo essere
quella scintilla».
Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Pisano
